Mi capita spesso di fare confronti con la nostra gioventù vissuta negli anni 60/70 e di fronte alla tendenza attuale, mi sembra quasi impossibile che in appena 40 anni si sia davvero rovesciato il mondo e non esistano più valori che a noi sembravano normali, o meglio ancora, erano metabolizzati da subito grazie a famiglie presenti e a una società magari meno tecnologica ed avanzata ma certamente più sana e pura. Approfondisco l’argomento analizzando l’approccio che molti giovani hanno nei confronti del sacrificio, ormai soppiantato da un atteggiamento di pretesa dettato dalla “più moderna” teoria del “tutto e subito”. Purtroppo molti genitori con vedute apparentemente innovative, o forse dettate da inconsci sensi di colpa, hanno sbagliato presentando ai figli una realtà anche troppo facile fin dall’inizio; se a questo aggiungiamo il fatto che gli stessi hanno perso la propria autorità, accorciando inesorabilmente quelle distanze che un tempo erano naturali, oggi si ritrovano addirittura a dover soccombere alle richieste di figli che ormai non conoscono più limiti. Spesso, laddove esistono ancora condizioni di prosperità (ma per quanto ormai?), succede che i genitori “spianino” la strada ai propri figli attraverso “elargizioni” anche frequenti e cospicue, con il pessimo risultato di creare soggetti preoccupati soprattutto di pretendere sempre di più. tuttavia, come diceva Orazio nelle sue Satire, “Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit” (C’è una misura nelle cose: ci sono determinati confini e non è retto oltrepassarli) e, soprattutto, “Labor omnia vincit” ovvero “Ogni difficoltà è vinta dall’aspro lavoro” (Virgilio – Le Georgiche). I ragazzi del 21° secolo non sanno (o fanno finta di non sapere) che ogni cosa arriva a tempo debito e, pur in presenza di una famiglia non certo indigente, sarebbe opportuno educare ancora alla vecchia maniera al sacrificio e al concetto di “lotta per la conquista di quanto desiderato” (“Struggle for life”, ovvero “Lotta per la vita”, come scriveva Darwin). Legittimo, infatti, è ambire a una vita migliore e agiata, ma nessuna legge prescrive che per semplice pigrizia o squallida ingordigia, i figli debbano mostrare uno spiccato interesse soltanto per una tranquillità gratuita e anticipata, necessaria per combattere senza sforzo quella paura del domani che l’umanità ha sempre dovuto combattere. “Nolite ergo solliciti esse in crastinum” (Non vogliate, dunque, mettervi in pena per il domani), è scritto nel il Vangelo di San Matteo e, benché la frase in questione sia più un incoraggiamento a fidarsi della Provvidenza, possiamo dare una lettura più universale intendendola come un messaggio di umiltà, ovvero, pensare sì al domani ma impegnarsi da soli nella sua costruzione, anche gli eventuali genitori facoltosi possono comunque garantire tranquillità. Una cosa pero è certa: quando si arriva ad anteporre i valori materiali e perdere di vista umiltà, sacrificio e senso della misura, risulta quanto mai attuale un pensiero anticipato profeticamente dal Machiavelli ne “Il Principe”: “Gli uomini dimenticano piuttosto la morte del padre che la perdita del patrimonio”, il che vuol dire che si sta perdendo soprattutto il valore dell’Uomo che ha in sé valori molto più nobili del fugace e più effimero “Vil metallo”!
APPETITUS RATIONI OBOEDIANT
(I desideri obbediscano alla ragione) Cicerone - De Officiis
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