a cura di Riccardo DI GENOVA

Aprile 2018

IL PROFESSOR ARISTIDE

APPETITUS RATIONI OBOEDIANT

(I desideri obbediscano alla ragione) Cicerone - De officiis

società

Recentemente ho assistito ad un programma televisivo in cui una madre difendeva la propria figlia dal rigore imposto dal proprio coniuge, relativamente all’educazione della ragazzina quattordicenne, un po’ troppo esigente e sempre pronta a chiedere (o, piuttosto, pretendere) tutto e subito: dal cellulare di ultima generazione per finire alla mini-car! Un duello piuttosto acceso, direi, in cui la signora accusava il marito di essere quasi un “talebano” nella gestione dei desideri della figlia, solo perché cercava di educare la stessa al sacrificio e al saper desiderare e quindi aspettare, non soltanto in una fase adolescenziale ma anche in futuro per tutta la durata della vita. Ebbene, purtroppo conosciamo tutti l’approccio che molti giovani hanno a tale riguardo, forse dovuto al fatto che molti genitori hanno erroneamente presentato ai figli una realtà molto semplice fin dall’inizio; se a questo aggiungiamo il fatto che gli stessi hanno perso la propria autorità, accorciando inesorabilmente quelle distanze che un tempo erano naturali, oggi si ritrovano addirittura a dover soccombere alle richieste di figli che ormai non conoscono più limiti.
Spesso, laddove esistono ancora condizioni di prosperità (ma per quanto ormai?), succede che i genitori “spianino” la strada ai propri figli attraverso “elargizioni” anche frequenti e cospicue, con il pessimo risultato di creare soggetti preoccupati soprattutto di pretendere sempre di più ma, come diceva Orazio nelle sue Satire, “Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit” (C’è una misura nelle cose: ci sono determinati confini e non è retto oltrepassarli) e, soprattutto, “Labor omnia vincit” ovvero “Ogni difficoltà è vinta dall’aspro lavoro” (Virgilio – Le Georgiche). 
 genitori di oggi, quindi, dovrebbero piuttosto ricordare ai propri “pargoli” che ogni cosa arriva a tempo debito, con fatica e sacrificio, e che anche nel caso di una famiglia benestante o, comunque senza troppi problemi, nessuna legge prevede che i figli debbano mostrare uno spiccato interesse per una tranquillità gratuita e anticipata piuttosto che prepararsi in tempo ad “aggredire” la propria vita (“Struggle for life”, ovvero “Lotta per la vita”, come scriveva Darwin). Dall’altra parte è anche vero che il Vangelo di San Matteo ci dice: “Nolite ergo solliciti esse in crastinum” (Non vogliate, dunque, mettervi in pena per il domani), ma qui il messaggio assume significati di “fede”, ovvero “affidatevi al Signore...”, e non certo, “garantitevi il futuro senza impegnarvi - e cosa ancor più orribile – anteponendo i vostri interessi materiali, persino di fronte a tragedie familiari in cui la salute o il destino segnato di un congiunto più o meno facoltoso vale meno di una vita comoda “per default” e del “tutto è dovuto a prescindere!”. Una cosa è certa: quando si arriva a una simile aberrazione (e ce ne sono di situazioni del genere...!), non possiamo far altro che confermare quanto anticipato da questa nota tratta da “Il Principe” di Machiavelli: “Gli uomini dimenticano piuttosto la morte del padre che la perdita del patrimonio”, il che vuol dire che si sta perdendo soprattutto il valore dell’Uomo che, di regola, dovrebbe avere in sé valori molto più nobili dell’altrettanto fugace, ma più effimero, “Vil metallo”!

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