di M. Antonietta Dionisi - E’ da un po’ che non ci sentiamo e stavolta eccomi al tavolo del nuovo laboratorio, già perché finalmente, dopo tanta fatica concentrata nelle bollenti giornate di giugno e luglio scorsi, abbiamo traslocato. In quei giorni massacranti mi scorreva tra le mani tutta l’essenza di quindici anni di attività, in quei momenti riemergeva dagli scatoloni tutto il tempo passato insieme, nel primo microlaboratorio dei primi anni, in quello più grande, ma condiviso con mia figlia e divenuto sempre più stretto fino a tre mesi fa. Ci è voluto coraggio per affrontare un evento così oneroso, quasi un salto nel vuoto in questo stato di cose sempre più difficile ed incerto, tanto che a volte che mi dicevo “ma chi me l’ha fatto fare”, coraggio o incoscienza? Lo scoprirò solo andando avanti... di sicuro questo nuovo vestito mi calza proprio comodo: una bella sala vendite dove tutto è fruibile, dove si può girare senza doversi spostare, dove ciò che non si vede è perché non c’è, un piccolo laboratorio essenziale per le mie esigenze (dove presto ci ritroveremo per i nostri corsi) ed uno perfettamente attrezzato per il lavoro specifico di mia figlia. Qui i rumori della “movida reatina” sono più attutiti, ci si concentra meglio, ma a volte si sente maggiormente il peso del silenzio, della paura oserei dire, dettata da quello che sarà, e stavolta lo dico razionalmente senza commiserazione, un futuro di privazioni dove anche lo spazio per l’essenziale si va riducendo, dove la voglia di condivisione delle piccole passioni sarà sì più pressante, ma con meno possibilità. Sono pronta anche a questo, a condividere piccole cose e progetti non troppo impegnativi, ne abbiamo bisogno tutti per non avvizzire. Per contro vedo che generalmente le aziende continuano sulla loro strada con materiali costosi e creazioni sempre più uguali a sé stesse, colleghi che hanno iniziato il conto alla rovescia per il Natale a meno duecento giorni, una generale tendenza a seguire tutti lo stesso filone di progetti stampati, da ritagliare e cucire e “voilà, pronto!” Non so se mi premierà il fatto di non allinearmi, di seguire la mia strada ispirandomi sì alle proposte, di cui vedrete qualche creazione in vetrina, ma cercando realizzazioni non vincolate a schemi e materiali uguali per tutti. Mi dà la carica la dimostrazione di affetto di tutti coloro che, clienti o no, entrano e apprezzano la nuova dimora creativa, il fatto che mi si dica “ma hai anche questo?, ma questo non l’avevo mai visto”: per questo un ringraziamento grande a tutti; mi avete spronato a tornare a Vicenza e l’aver raggruppato ben quindici appassionate che volevano partire a tutti i costi, malgrado i “costi” mi fa sentire che quello che faccio è utile. In questa altalena di situazioni e sentimenti, affrontiamo il tempo che verrà, ci vorrà un ombrello molto grande, ma riusciremo a non inzupparci.
CI VUOLE CORAGGIO
arte, artigianato