a cura di Maurizio Festuccia

Marzo 2022

SCATTO D'AUTORE

IL FOTOAMATORE ITINERANTE: RICCARDO DI GENOVA

Scatto d'autore

foto, persone, storie

di Maurizio Festuccia -  In questa puntata conosceremo più dettagliatamente l’attività amatoriale di un altro fotografo nostro concittadino, Riccardo Di Genova.

Scopriremo il suo particolare mondo legato alla fotografia. Persona molto discreta e quasi sempre fuori dai canonici schemi che spesso legano un fotografo alla propria passione. Il suo vero obiettivo finale è quello di  riportare a casa il maggior numero di informazioni legato agli scatti prodotti ad ogni suo viaggio, sia in Italia che, prevalentemente, all’estero. Un fotografo sicuramente non ‘monotematico: il suo scopo prevalente è da sempre associato alle immagini che ritraggono scorci di città, monumenti, chiese, palazzi particolari, paesaggi urbani. 

Come e quando sei stato ‘iniziato’ alla fotografia?

“Tutto iniziò con l’esempio di mio padre il quale aveva sempre con se’ una ‘macchinetta’ (siamo fine anni ’50) con cui amava ritrarre qualunque cosa: la passione nasce tutta, e solo, da lì. Ne ero talmente affascinato che per molto tempo gliela chiedevo in prestito per usarla nei miei viaggetti scolastici di adolescente. Addirittura si era specializzato in diapositive che per quel periodo, oltreché dispendiose, erano anche una rarità. Icona, una dia di un’eclissi totale di luna nel 15 febbraio 1961: quell’immagine mi colpì talmente tanto che la vedevo e rivedevo nel tempo, rapito ed affascinato. Lui ha sempre abbinato la fotografia alla cultura: scorci, fenomeni naturali, geografia, paesaggi... sicuramente da lì l’imprinting è valso a condurmi, ancor oggi, verso obiettivi similari. Accadde anche con la musica: sempre mio padre, mentre montava il mio trenino, ascoltava, e mi faceva ascoltare, musiche di Mozart e Beethoven”. 

Le tue prime foto?

“Tutto ha iniziato a maturare insieme alla voglia dei viaggi, della geografia in generale, di scoprire nazioni, finché nel ’73, in un viaggio a Parigi per uno scambio culturale ‘alla pari’ con un ragazzo francese, mio padre mi diede la sua ‘Petri’ affinché potessi sviluppare questa esigenza che montava sempre di più. A quell’età (16 anni) non si ha ancora lo stesso occhio fotografico di oggi ma già le prime avvisaglie di una certa idea prospettica dei soggetti era evidente. Ne è riprova uno scatto della Torre Eiffel (qui pubblicato) che denota un ‘particolare’ angolo di ripresa, non certo comune ad un neofita fotografo ai suoi primi scatti. Da lì, le prime ricerche delle linee geometriche, di prospettive inusuali, di luci adeguate, di abbinamento colori, di ideali punti di ripresa, ecc...”. 

Cosa ti attrae inizialmente in uno scatto?

“Sicuramente la composizione, i piani diversi, le cornici ‘naturali’ ma più che altro, l’asimmetria. Ritrarre un soggetto a più livelli di profondità dell’immagine totale è sempre stata la mia priorità. Mi piace dare dinamismo allo scatto ponendo i vari soggetti, a disposizione dell’occhio, su piani diversi dove la composizione generale possa trarre maggior fascino ed efficacia”. 

Oltre a paesaggi, monumenti e città in generale, il tuo occhio fotografico su cosa posa?

“Provenendo da un’altra mia innata passione, gli acquerelli, gli scorci ben composti dei luoghi che visito, per me sono sempre motivo di ‘duplice’ attrazione: mi consente, infatti in seguito, di riportare in pittura qualche bell’angolo di località che, diversamente, non avrei potuto ritrarre con i miei pennelli e le mie chine.

E’ chiaro che la mia continua, costante autoricerca si avvale anche del confronto con altri fotografi ben più capaci, per meglio affinare tecnica e colpo d’occhio che può permettermi di crescere, come accade in tutte le cose quando si hanno modelli superiori da seguire.

In effetti, oltre alla paesaggistica, non disdegno mai il ‘carpe diem’: lo scatto di un momento fuggente di una situazione particolare, ed unica, che attrae la mia attenzione più di altro. La street, ad esempio, mi ha sempre attratto e, in qualche occasione, mi è valsa anche la conquista di primi premi nei pochi, ma significativi concorsi fotografici a cui ho partecipato (vinti 6 su 10)”. 

Cosa crea la differenza, a tuo avviso, tra un fotografo e l’altro?

“La fotocamera è lo strumento che ti permette di ‘guardare’ ma non di ‘vedere’, poi il fotografo sceglie ‘cosa vedere’ oltre lo... sguardo, per ritrarre un soggetto e non un altro. La scelta, in qualunque cosa, è fondamentale per esprimere la propria capacità percettiva del dettaglio che si ha di fronte. Accade, ad esempio, che da una foto didascalica, magari di un monumento, sei si ha la capacità di... vedere oltre, si possano comporre quadri insoliti che conferiscano, allo scatto finale, un insieme creativo di maggior impatto. In pratica, anche i soggetti in apparenza più banali e ‘normali’, possono nascondere in se’ insolite ed inapparenti capacità attrattive che, se colte, riescono a conferire particolare appeal allo scatto, inserendole in un contesto creativo unico, magari dettato da un semplice dettaglio che ad altri potrebbe sfuggire”. 

Sei un ‘fotografo seriale’?

“Direi proprio di sì! Viaggiando molto il mio scopo è proprio quello di fissare su foto praticamente tutto quel che c’è da ‘riportare’ a casa. Non a caso, durante il lockdown, avendo avuto modo di selezionare oltre 40.000 scatti, ho voluto far stampare 12 fotolibri, per anno, per località, per nazione, per regione, per città, fino ai più piccoli paesi. Con l’avvento del digitale, si continua a fotografare a raffica, tutto ed ovunque, ma poi se non fissiamo certi ricordi su carta, molti di quei momenti rischiano di riempire un calderone destinato all’oblio. Questa è la mia collana, autoprodotta, di fotografie di viaggio laddove accresco ogni volta di più la mia formazione globale, mentale, culturale. Il mondo è tanto grande e, finché si può, mi piace scoprilo il più possibile, sin nei minimi particolari”. 

Ti soddisfa l’attrezzatura che hai, o sei sempre alla ricerca di nuove tecnologie?

“Non ho avuto molte fotocamere ma più si va avanti col tempo e più si avverte la necessità di poter disporre di un’attrezzatura che possa permettere di migliorare le prestazioni in fotografia. Non ho mai messo in discussione le fotocamere scelte fino ad ora; mi hanno sempre soddisfatto e permesso di ritrarre al meglio i miei obiettivi. Magari un bel grand’angolo arricchirebbe la mia capacità creativa davanti a soggetti che meriterebbero più ampio raggio di sguardo, e di cattura. Ma, forse, alla fine è negli accessori che adesso dovrei puntare maggiormente: un cavalletto ben stabile, ad esempio, potrebbe tornarmi utile specie in quegli scatti da tempi lunghi o con un tele, che metterebbero a dura prova la stabilità della mia... mano ferma”. 

La foto più emozionante dallo scatto ad oggi?

“Di fronte a qualsiasi situazione la mia attenzione, il mio sguardo, spaziano alla ricerca di qualche particolare da mettere in risalto e, sinceramente, di scatti prediletti ne ho veramente tanti. Ad esempio, ce n’è uno in particolare realizzato negli States, nella Valle of Fire (dove sei immerso tra due enormi, lunghissime pareti di roccia rossa), in cui sono riuscito a cogliere, da una insolita prospettiva tra due concrezioni naturali rosso fuoco, l’immagine di un ‘bacio ideale’ tra due volti che sembra si tocchino (“Give me a kiss”). Al momento non avevo fatto caso a quello scatto, me ne sono accorto solo dopo aver rivisto in albergo la sequenza delle foto della giornata. A volte è tutta qui la ‘magia’ per chi ha abbracciato questa passione!”.

condividi su: