a cura di Ileana TOZZI

Dicembre 2020

STRADA FACENDO

NATALE D’ALTRI TEMPI

storia

(di Ileana Tozzi) - Un giorno dopo l’altro, scivolano via veloci le ultime settimane, gli  ultimi giorni dal vaso della clessidra di questo travagliato anno 2020, finalmente capovolta.

Ma ignoriamo ancora il colore di cui si tingeranno i nostri giorni durante l’anno nuovo destinato ad avviarsi con troppe sedie vuote intorno al tavolo a cui invano una tovaglia rossa, un ramo di caprifoglio proveranno a restituire un poco di allegria.

Eppure, abbiamo il dovere morale di andare avanti con determinazione e con coraggio confidando in un futuro migliore. Lo dobbiamo ai piccoli di casa, lo dobbiamo a coloro che non ci sono più.

Ricordiamo il passato, gettiamo il cuore oltre l’ostacolo e pensiamo ad un futuro carico di attese. Neppure mille giorni ci separano ormai dalla ricorrenza centenaria del Natale di Greccio che grazie alla devota, appassionata intuizione di Francesco d’Assisi condusse all’invenzione del Presepe. Così il luogo più noto al mondo tra le fondazioni francescane del territorio reatino è Greccio, dove il Santo godette dell’ospitalità del feudatario Giovanni Velita, testimone della miracolosa apparizione del Bambino Gesù durante la celebrazione del Natale nell’andito di quella grotta del monte Lacerone che divenne poi la cappella di San Luca, cuore e fulcro della vita della comunità francescana.

Il testo della Legenda Perusina che ricorda tanti episodi della vita di Francesco d’Assisi nella valle Reatina è edificante, ma non prettamente agiografico: gli estensori, testimoni della vita mirabile del fondatore dell’Ordine a cui appartengono, intendono evidenziare lo spirito di discernimento, l’intento penitenziale, il contemptus mundi perseguito come imprescindibile obiettivo morale, la sincera compassione per il prossimo, la volontà inflessibile di aderire al Vangelo sine glossa come elementi essenziali e costanti della radicale scelta compiuta da Francesco d’Assisi. È proprio questa scelta, capace di essere nel contempo austera e lieta, sostenuta dall’ansia della rinuncia e dal senso profondo della pienezza, ad essere declinata giorno per giorno da Francesco d’Assisi fino ad assumere il valore universale della testimonianza.

E proprio un episodio avvenuto anch’esso a Greccio in occasione del Natale può farci riflettere ed aiutarci a vivere meglio il periodo difficile che ci attende.
Venne dunque il Ministro dell’Ordine per festeggiare il Natale con Francesco e i frati pensarono bene di imbandire la mensa con tovaglie bianche e bicchieri di vetro acquistati per l’occasione.

Ma quando il Santo uscì dalla sua celletta e si accorse di ciò, indossò un cappello da pellegrino, prese un bordone e si allontanò dal convento attendendo che i frati cominciassero a mangiare senza di lui, secondo l’uso. Quando tutti ormai erano a tavola, bussò alla porta ed entrò chiedendo di essere accolto per misericordia, proprio come un pellegrino. I frati ed il Ministro lo riconobbero ed ascoltarono commossi la reprimenda del Santo, innamorato di Madonna Povertà, desideroso di vivere austeramente il mistero della Natività che perennemente si rinnova nell’anno liturgico.

Il fantasma dei Natali passati, di dickensiana memoria, non sia per noi un ectoplasma inquietante ma una presenza gentile che ci restituisca gli echi di una gioia passata, tanto intensa da durare ancora pur venata, com’è, di tanta nostalgia.

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