La nostra lettrice Giulietta Modesti ci consegna i suoi ricordi legati alla cucina della tradizione. Se anche voi volete contribuire a questa rubrica inviate una vostra 'storia dolce' a rietiformat@gmail.com
"Odori, colori, luci, tutto in questi giorni sembra cospirare per riportarmi alla mente ricordi, dettagli, sensazioni, momenti legati a chi è stato importante nella mia vita, nella mia lontana infanzia. Sono ricordi malinconicamente dolci. Nonna cantava, cantava di grilli e formiche. Mi insegnava a riconoscere i suoni nel buio delle sere estive, ad usare tutti e quattro i sensi per assaporare la vita, ad indovinare il colore dei papaveri, a distinguere i sapori e fare la spesa con gli occhi. Per me bambina aveva capacità soprannaturali: dal fruttivendolo prendeva sempre il peso voluto di frutta o verdura senza pesarla. Da lei ho imparato a lavorare ai ferri e all’uncinetto, a “capare” la verdura, a pulire il riso e “capare a dito” la lenticchia e a reggere la matassa senza far cadere il filo. Ho retto montagne di matasse! Nonna andava a messa tutti i giorni e recitava sempre il Rosario, con lei ho partecipato a processioni, novene e liturgie praticamente in tutte le chiese di Rieti. Nella mia famiglia le ricette si tramandano da madre a figlia, per questo motivo la maggior parte di ciò che cucino, soprattutto durante le feste di Natale, proviene dalla sua cucina. Nonna era di Castel di Tora dove ancora oggi c’è la sagra del polentone e il mais è uno dei prodotti tipici. Anche se suo cognato si ostinava a dire che “il turco è per i piccioni”, nella cucina di nonna diventava profumata polenta, pane, pizza, torta e ciambelline.