a cura di Massimo Palozzi

Gennaio 2024

IL DOMENICALE

QUALITÀ DELL’ABITARE, NON SOLO UNO SLOGAN

amministrazione, città, politica

di Massimo Palozzi - La giunta comunale di Rieti ha approvato nei giorni scorsi il progetto esecutivo dell’intervento denominato “Ri-Centro Rete Viaria”, che prevede il rifacimento e la riqualificazione di pregio di via Sant’Agnese, via Terenzio Varrone e piazza Oberdan, per un importo complessivo di 2.850.000 euro. I lavori rientrano nel programma innovativo nazionale per la Qualità dell’Abitare e godono dei finanziamenti del Pnrr. Secondo il sindaco Daniele Sinibaldi e l’assessore ai Lavori pubblici Claudia Chiarinelli, con questo investimento “daremo una risposta tanto attesa dai reatini per la rete viaria del centro città”.

Si tratta senz’altro di una buona notizia, anche di fronte alla prevedibile obiezione che il centro storico non si limita a due vie e una piazza. Soprattutto via Terenzio Varrone si trova in una condizione che definire disastrata è un eufemismo e dunque la delibera annunciata in settimana va nella giusta direzione. Il problema è il contesto. Qualità dell’abitare non è (o almeno non dovrebbe essere) solo il titolo di una misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dovrebbe essere un obiettivo primario per qualsiasi amministrazione locale, dato che rappresenta uno degli ambiti di diretta competenza nel governo della città.

Lo stato di fatto certifica invece una realtà diversa, dove in buona sostanza latitano quelle cure di base di cui invece Rieti avrebbe costante bisogno. E se l’euforia per i prossimi cantieri in quel quadrante di centro storico è in qualche modo giustificata (un po’ meno l’enfasi della comunicazione istituzionale), vale tuttavia la pena ricordare come quel provvedimento sia stato adottato con enorme ritardo e solo grazie alla gragnuola di finanziamenti piovuti dall’alto: con tanti quattrini in mano ci sarebbe mancato pure che non si fossero messi a frutto.

Bravi dunque gli amministratori del capoluogo ad incanalare in opere utili i finanziamenti ricevuti, ma sempre tenendo presente che si tratta di atti estemporanei non legati a una visione di sviluppo a lungo termine. Basta guardare lo stato proprio delle vie e della piazza in discorso. Via Terenzio Varrone è da anni una mulattiera nella quale il Comune non ha mai messo mano e dove a volte è difficile perfino circolare a causa degli avventori dei locali che stazionano in mezzo alla strada come se fosse la loro. Via Sant’Agnese è interessata da cantieri, alcuni dei quali danno l’impressione di essere stati abbandonati, mentre il fondo della strada è ridotto a un colabrodo. A Piazza Oberdan, che pure era stata rifatta non molti anni fa, non si pota un albero dai tempi dello stesso Varrone che li rimira assiso dalla sua statua di bronzo. Le chiome sono talmente fluenti che in qualche caso le fronde entrano perfino dentro le abitazioni: ora, va bene che non ci sono i soldi per interventi profondi, ma almeno una sfoltita ai rami la si potrebbe dare, come si potrebbe dare una sistemata al verde pubblico dell’intera città, lasciato spesso in condizioni indecorose. Invece tutto è statico, in attesa di finanziamenti straordinari da mettere a terra una volta ogni tanto. Tra l’altro, a piazza Oberdan i lavori approvati dalla giunta arrivano buoni ultimi dopo il restauro dell’ex seminario e l’avvio del cantiere per il recupero dell’ex convitto San Paolo ad opera del privato.

Anche sul previsto ascensore del Pincetto qualche riserva rimane. Se ogni miglioria è la benvenuta, un elevatore a ridosso della linea della primigenia cinta di mura romane potrebbe non essere perfettamente compatibile con il contorno, al netto del pessimo precedente dell’ascensore tra via San Pietro Martire e piazza Cesare Battisti.

Al di là dei singoli episodi, domina insomma un generale senso di improvvisazione. Quella che ad esempio ha accompagnato lo spostamento dell’attività didattica della scuola elementare Guglielmo Marconi. Il 31 ottobre una delibera di giunta aveva disposto il trasferimento dei 550 alunni in un edificio nella vicina via Moisè di Gaio per permettere i lavori di consolidamento sismico della storica sede. La notizia aveva allarmato molte famiglie, armando una protesta sfociata in una raccolta di firme. L’inquietudine era montata al punto da costringere l’amministrazione ad un incontro riparatore con dirigente scolastica, rappresentanti di classe e d’istituto, tecnici comunali e dell’Ufficio ricostruzione alla presenza del sindaco, degli assessori ai Lavori pubblici e alla Cultura e dell’assessore regionale Manuela Rinaldi, nel mentre erano stati fatti partire in fretta e furia i lavori per la sistemazione dello stabile che avrebbe dovuto ospitare i piccoli alunni dopo le vacanze di fine anno. Ad oggi tutto sembra invece finito in una bolla di sapone. I bambini ancora frequentano le aule del vecchio Marconi e probabilmente così sarà fino alla fine dell’anno scolastico. L’assessore Chiarinelli giovedì ha parlato di opere aggiuntive nella sede alternativa in via Moisé di Gaio richieste dalla scuola, ad ulteriore dimostrazione perlomeno di un difetto di comunicazione con i genitori che, di tutta questa operazione, hanno letto dai giornali senza essere direttamente informati.

Altro tema, il traffico. In attesa della soluzione per eliminare i passaggi a livello, la città è interessata da una serie di lavori gestiti dall’Anas, che a regime dovrebbero facilitare la circolazione nel collegamento con la Salaria e la superstrada per Terni. Sono progetti che scavalcano la competenza dell’amministrazione locale, ma lo stesso non può dirsi per quei micro interventi mirati a fluidificare il transito veicolare, in particolare nei punti più critici. Uno dei quali si trova in via De Juliis. La rotatorietta un po’ estemporanea che era stata realizzata all’incrocio con via Colarieti è stata eliminata per la sua precarietà. In effetti non funzionava bene. Solo che la toppa sembra essere peggiore del buco, perché la sua soppressione causa lunghe code durante gli orari di punta, con il risultato che la gente è più scontenta di prima. Stesso discorso per il disordine costantemente creato dalla sosta selvaggia di fronte all’ufficio postale in viale Matteucci o quello ancora più pericoloso lungo via Kennedy e via Baroni intorno all’ospedale.

In una dimensione come la nostra, la serialità di queste piccole disattenzioni incide pesantemente sull’effettiva qualità dell’abitare. A prescindere dalla buona volontà dei singoli e dall’oggettiva complessità dei problemi da affrontare.

 

14-01-2024

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