(di Rino Panetti) Avete presente? Pensate da tempo a una cosa...e poi improvvisamente accade.
La notizia è rimbalzata qualche giorno fa: Rieti lancia la sfida per la candidatura di capitale europea dello sport 2021.
Immaginate: una sfida così, da una collettività di 50mila persone.
Probabilmente è accaduto tutto per caso (almeno rispetto a quanto sto per dire), ma sono profondamente convinto che per generare vero, duraturo e consistente cambiamento occorra individuare una sfida alta, in apparenza utopistica o folle, porsi l’obiettivo di una “peak performance”, una prestazione straordinaria che funga da catalizzatore di energie, che dia focus e direzione a tutti.
In fondo è quello che (anche qui non so quanto volutamente) è accaduto con la precedente guida della città: una sfida sull’oggi (risanare il bilancio), un sogno nel futuro (Rieti 2020).
Quando nella vita (individuale, aziendale o di collettività, non fa differenza) inserisci l’obiettivo di una peak performance a medio e/o lungo termine, sei nelle condizioni migliori per attivare meccanismi di tensione positiva verso quel risultato: la tensione creativa è pronta a vincere la tensione emotiva e ad attivare i giusti meccanismi: c’è focalizzazione, c’è intenzione e c’è attenzione.
Ricordate: l’energia (risorse, risultati, ecc.) va dove focalizziamo intenzione e attenzione. Se queste mancano, si finisce per vagare tra piccole sfide, perdersi nel piccolo cabotaggio.
Ma, compiuto il primo passo (abbiamo la Sifda!) non si commetta l’errore, a questo punto, di pensare che tutto verrà di conseguenza.
Ci sono infatti cinque aspetti che occorre attivare per trasformare il sogno di quella peak perfomance in realtà.In queste poche righe mi soffermerò su uno in particolare (da solo, comunque, in grado di generare un impatto decisivo): una volta fissata la Sfida, occorre avere il coraggio di subordinare tutte le altre decisioni a massimizzare questa Sfida. A quel punto, si tratta della cosa più difficile a cui è chiamato chi guida un’Organizzazione (lo stesso vale per le nostre sfide personali).
Le altre componenti del “sistema-città” (i soliti “club”, i mille interessi locali, i consueti riflessi condizionati, le solite manine che tirano la giacca in decine di direzioni opposte) sapranno limitare le loro pretese e le loro prestazioni per massimizzare le opportunità connesse alla Sfida? Sapranno mantenere lo sguardo fisso verso questa visione condivisa?Quanto questa è veramente condivisa (qui ci sarebbe molto da dire, su come la visione vada co-creata, affinché sia condivisa)? Chi guida il “Sistema” saprà generare in tutti i componenti della sua squadra le seguenti, determinanti forze e saprà mantenerle vive fino al perseguimento del risultato: padronanza personale, visione condivisa, apprendimento continuo di squadra, modelli mentali, pensiero sistemico?
Una collettività (o ciascuno di noi, se abbiamo individuato la nostra sfida-peak performance) che sa attivare tali meccanismi si ritroverà alla fine comunque migliore, anche se non dovesse poi conseguire il risultato: il risultato, infatti, sarà dato anche da ciò che via via si sarà costruito nel processo di avvicinamento al culmine della sfida (in termine di consapevolezze, nuovo modo di vedere le relazioni e i propri [come collettività e non solo] modelli mentali, iniziative, attivazione di cicli virtuosi verso l’interno e verso l’esterno, ecc.).
Ma vi assicuro che se si attivano correttamente questi (e altri) meccanismi, si possono aumentare a dismisura le probabilità di successo.
Vi rendete conto della forza di una simile visione e di simili approcci, soprattutto se confrontati con quanto invece più frequentemente siamo costretti ad assistere: visioni relative, volte a sconfiggere l’avversario e/o a risultati locali/personali?
Come dicevo, tutto ciò vale non solo per Organizzazioni e territori, ma anche per le nostre vite.
Con un sorriso ad esempio ricordo la prima “peak performance” fissata nel mio futuro: avrò avuto non più di venti anni e quando sussurrando dissi “Mi piacerebbe fare il prestigiatore”, una mia zia commentò: “Che fantasia hanno i ragazzi!” Quel pomeriggio posi la mia Sfida: arrivare ad esibirmi in un programma TV nazionale e in un mondiale di magia. Fu la sfida lanciata da un ragazzo di Via della Verdura, che fino a quel giorno della magia aveva solo tanta passione e rudimenti. Ma allora scattò qualcosa che anni dopo mi portò al salotto del Maurizio Costanzo Show (qui dovevo presentare un solo “esperimento magico”...alla fine ne arrivai a fare tre, su richiesta di Costanzo) e al mondiale FISM 2015. Come ci riuscii? Una piccola parte del segreto l’ho svelata nelle righe precedenti.
PS: Lo so: il reatino medio ancora sarà fermo alle prime righe di questo articolo, rimuginando su quanto siano solide le mie affermazioni sul bilancio reatino, su Rieti 2020, così come su Rieti capitale europea 2021 dello sport; il reatino medio sarà perso nei distinguo su quei temi, nelle precisazioni oziose... Ecco, questo reatino medio è colui che non serve (anzi, è letale) per le sfide e i cambiamenti di cui ho provato a parlare nell’articolo. Se vogliamo veramente generare valore, iniziamo da qui: smettere di replicare i soliti schemi (di pensiero e analisi in primis).
Saremo capaci?