Il tema è enorme ma non per questo rinviabile sine die. Il recupero dell’area dell’ex Zuccherificio ha una portata epocale per il futuro di Rieti ed è dunque un bene che se ne sia ricominciato a parlare in Comune.
Qui non si parteggia per una soluzione o per un’altra, anche se l’unica concreta sul tavolo istituzionale è quella da 60 milioni di euro di investimento che Coop Centro Italia presentò ormai quattro anni fa e che fu bocciata dall’allora amministrazione di centrosinistra in quanto non rispondente ai paramentri del piano regolatore.
Chiaro che, se le regole non l’ammettono, il progetto della Coop non può e non deve passare, ma la sistemazione dello Zuccherificio rappresenta il solo significativo intervento di riqualificazione a cui oggi si può mettere mano in una prospettiva di sviluppo sostenibile di lungo periodo. Anche per eliminare quel triste relitto di archeologia industriale che deturpa la città e che è diventato, insieme all’ex stabilimento Snia Viscosa, il simbolo dell’immobilismo e dell’incapacità di incidere efficacemente sul tessuto sociale e urbano, a prescindere dall’appartenenza politica del governante di turno.
Cicolano coast to coast
Zuccherificio a parte, la superstrada Rieti-Torano è un’altra incompiuta storica che mantiene ben viva questa perenne stagione di inconcludenza.
Dopo infiniti stop and go, la buona notizia è che la Regione ha confermato in bilancio lo stanziamento di 35 milioni di euro da tempo appostato e che ha corso il serio rischio di essere revocato.
Quella cattiva è che tutto sembra tornato in alto mare come conseguenza della bocciatura in conferenza dei servizi, lo scorso marzo, del tracciato che avrebbe toccato Casette e che aveva sollevato le proteste di molti abitanti della frazione.
Il sindaco Cicchetti ha già scritto un paio di volte per sollecitare la Provincia a commissionare ad Astral (l’azienda stradale regionale) l’individuazione di un percorso alternativo, che dovrà essere accompagnato dalla redazione di un nuovo studio di fattibilità con il conseguente progetto preliminare.
Dalla Provincia non sono ancora giunti segnali: la speranza è che sia solo un silenzio operoso e che presto arrivi il via libera per una infrastruttura di grande impatto non solo per la viabilità locale.
Fuori servizio
Rimanendo in città, la nota dolente si conferma l’ascensore che dovrebbe collegare via San Pietro Martire con piazza Cesare Battisti, ultima delle realizzazioni del piano Plus che hanno imbellettato la parte alta del centro storico.
L’inaugurazione calendarizzata per l’estate 2017 è slittata varie volte, ma difficilmente l’elevatore vedrà la luce in queste settimane, visti i ritardi accumulati (anche per il ritrovamento di reperti archeologici) e considerato il conflitto che oppone il Comune all’impresa appaltatrice, la quale reclama un adeguamento dei compensi per aver dovuto eseguire lavori non programmati per una variante in corso d’opera, mentre l’Amministrazione minaccia la risoluzione del contratto e di portare le carte in tribunale. Dove già lo sfortunato ascensore è approdato per alcuni effetti collaterali che vedono contrapposti i proprietari degli appartamenti del palazzo di fronte al cantiere e alcune ditte incaricate.
Secondo i risultati di una perizia disposta dal gudice, scavi e trivellazioni avrebbero infatti aggravato lo stato già non perfetto dell’edificio, con la conseguenza che quattro famiglie sono state evacuate in esecuzione di un’ordinanza di sgombero emessa dal Comune a seguito di una relazione dei tecnici della Dicomac (la Direzione Comando e Controllo istituita a Rieti dalla Protezione Civile subito dopo il terremoto del 24 agosto 2016), sebbene non sembrerebbero emerse correlazioni con gli effetti del sisma.
A cura di MASSIMO PALOZZI