di Massimo Palozzi - “Connettiamoci adesso” è stato il tema individuato quest’anno per celebrare la Festa dei Lavoratori in provincia di Rieti. In ossequio allo slogan, mercoledì la tradizionale manifestazione del Primo Maggio si è quindi svolta in un luogo insolito e inedito: l’area di sosta sulla Salaria a Ponte Buita, nel comune di Poggio San Lorenzo, dove sindacati e autorità si sono ritrovati per rilanciare il tema annoso quanto cruciale delle infrastrutture.
La scelta della location non è stata casuale. La zona è infatti una di quelle interessate dai lavori di ampliamento della consolare, per i quali nell’occasione l’assessore regionale alle Infrastrutture e Viabilità Manuela Rinaldi ha fornito un puntuale cronoprogramma.
I cantieri dovrebbero essere aperti nel prossimo mese di giugno a corsie alternate. Le gare per i primi due lotti, da Ponte Buita a Ornaro e da Ornaro a Rieti, sono giù partite a seguito dell’accorpamento in un unico progetto e presto sarà il turno dell’approvazione di altri elaborati per procedere secondo le linee tracciate dal piano commissariale verso l’agognato raddoppio di 15 chilometri della Salaria entro il 2028, dopo l’ampliamento a tre corsie in via di conclusione a Osteria Nuova.
E se trent’anni fa la disputa politica si giocò sull’alternativa raddoppio della Salaria contro ferrovia Rieti-Roma, adesso l’asticella delle ambizioni si è alzata di parecchio, visto che gli interventi già finanziati per adeguare l’antica via del sale si accompagnano a una rinnovata attenzione nei confronti del trasporto su rotaia quale ideale complemento per una mobilità sostenibile ed efficace.
In realtà, il significato simbolico che gli organizzatori hanno inteso dare a questa celebrazione piuttosto originale del Primo Maggio andava al di là delle infrastrutture materiali. Del resto, nel mondo contemporaneo le connessioni digitali sono altrettanto importanti di quelle fisiche (se non addirittura di più) e l’idea di mettere la Salaria al centro di questa interconnettività è apparsa non solo brillante ma anche estremamente efficace.
Da questo punto di vista, missione compiuta per l’evento allestito da Cgil, Cisl e Uil insieme agli uffici diocesani Problemi sociali e Lavoro delle diocesi di Rieti e Sabina Poggio Mirteto, con la partecipazione del vescovo Vito Piccinonna, dei sindaci di Rieti, Daniele Sinibaldi, Casaprota, Cosimo Mastrorocco, e Torricella in Sabina, Floriana Broccoletti, oltre che dell’assessore Rinaldi.
Ovviamente l’iniziativa aveva una valenza più estesa rispetto alla pur dirimente tematica relativa alle infrastrutture, fisiche o digitali che siano. Il Primo Maggio è infatti la festa di tutti i lavoratori ma lo è (e nemmeno troppo paradossalmente) dei precari, dei poco tutelati, degli sfruttati, dei sottopagati, dei tanti per nulla garantiti nei loro diritti. E ancora di più è il giorno di quelli che il lavoro non ce l’hanno, che lo hanno perso o che non riescono a trovarlo.
Il richiamo del vescovo a riscoprirsi comunità va dunque letto in questo senso. Non a caso la coesione sociale è tra le prime vittime della disoccupazione e a sua volta genera smottamenti della civile convivenza difficili da arginare.
Con riguardo alla qualità del lavoro, alla quale corrisponda una retribuzione in grado di assicurare un’esistenza libera e dignitosa, come recita l’art. 36 della Costituzione, il contesto locale offre un’immagine in chiaroscuro.
In settimana Open Rieti ha diffuso una serie di dati elaborati tenendo conto delle ultime dichiarazioni rese al fisco nel 2023, da cui emerge che nel 2022 il reddito medio pro capite nel capoluogo sabino è stato di poco superiore ai 22mila euro, in crescita del 4,4% rispetto al 2021. Numeri che piazzano Rieti al 63° posto in Italia, ma al secondo nel Lazio dietro a Roma (27.206 euro) e davanti a Frosinone (22.054), Viterbo (21.400) e Latina (21.295).
A livello Paese il reddito medio riferito all’anno di imposta 2022 è salito a 23.650 euro, in aumento del 4,9% rispetto al precedente. I 107mila contribuenti reatini hanno invece dichiarato un reddito medio di 19.707 euro, ossia circa 4mila euro al di sotto della media nazionale. Lo stesso dato, calcolato a gennaio dal Centro studi Tagliacarne di Unioncamere, ammontava invece a 15.565 euro, facendo scivolare la nostra alla 91^ posizione sulle 107 province italiane analizzate.
In tutto il Reatino sono 8 i comuni che superano quota 20mila euro. Oltre al capoluogo, entrano in graduatoria Cittaducale, Toffia, Poggio Catino, Collegiove, Contigliano, Labro e Turania. Sul fondo della classifica si adagia invece Castel di Tora, dove i 205 contribuenti hanno dichiarato un reddito medio di 14.620 euro, mentre Labro è il Comune con la maggiore crescita percentuale (+14,7%).
Come sempre, le statistiche offrono uno spaccato di riferimento senza approfondire le singole specificità. La tendenza però è chiara e non è detto che bastino un paio di corsie in più sulla Salaria per ribaltare i termini della questione.
05-05-2024