di Massimo Palozzi - La stagione invernale è andata come è andata, cioè male. Ora, nonostante il maltempo di questi ultimi giorni, si approssima quella estiva e c’è da sperare che le cose migliorino. Sempre che il turismo sia considerato un asset importante per l’economia locale e non un di più che se c’è, bene, altrimenti si campa lo stesso.
Non è una provocazione. Non tutti i territori sono turistici per vocazione e se si pensa che la crescita imprenditoriale possa passare per altre vie, ci sta che il comparto venga marginalizzato e relegato a contributore residuale, invece che ritenuto elemento di sviluppo sistemico.
Sono d’altronde queste le scelte che caratterizzano ogni mandato politico-amministrativo. Lo sfalcio dell’erba o la ripavimentazione di qualche strada è ordinaria amministrazione o poco più. La costruzione del futuro passa invece per una visione che dovrebbe stare alla base delle linee programmatiche sulla quali si chiede l’investitura popolare alle elezioni di ogni ordine e grado.
Tanto premesso, vediamo lo stato dell’arte a Rieti e provincia. A parole, il turismo viene celebrato come una risorsa di massimo rilievo sulla quale puntare. In un paese come l’Italia la concorrenza è agguerritissima e obiettivamente le armi a disposizione per competere sono poche. Bisogna quindi essere bravi a valorizzare l’esistente, magari migliorandolo in termini di offerta, fruibilità e ricettività.
La scorsa settimana, ad esempio, la giunta del capoluogo ha approvato il progetto esecutivo per il recupero del mercato coperto di via Potenziani. Presentando l’opera, il sindaco Daniele Sinibaldi e l’assessore ai Lavori pubblici Claudia Chiarinelli ne hanno tra l’altro sottolineato la centralità “per la promozione culturale e turistica del nostro territorio”, aggiungendo di lavorare perché Rieti possa “sfoggiare a pieno la sua bellezza”. Il tutto in una logica che prevede “spazi di pregio di cui potranno appropriarsi cittadini e turisti”.
Fin qui i buoni propositi. Ora analizziamo i fatti. Il 15 maggio Demoskopika ha pubblicato i risultati di uno studio sull’overtourism, cioè sui danni prodotti alle località turistiche dalla presenza eccessiva di visitatori. Cinque gli indicatori utilizzati dall’Istituto di ricerca per generare l’Indice complessivo di sovraffollamento turistico (ICST): densità urbana, densità ricettiva, intensità turistica, utilizzazione lorda e quota di rifiuti urbani attribuibile al settore turistico. Il problema del resto è serio. Secondo il presidente di Demoskopika Raffaele Rio, “una gestione poco consapevole dei flussi turistici rischia di trasformare una grande opportunità di arricchimento culturale e sviluppo economico in una preoccupante minaccia per i nostri sistemi locali”.
Sono sette le province a soffrire maggiormente il fenomeno dell’overtourism: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli. In queste aree il livello previsto dalla scala di valutazione dei ricercatori è “Molto-Alto”. Il che vuol dire che il sovraffollamento comincia ad essere più che preoccupante con riflessi critici sulla qualità della vita e sulla sostenibilità delle destinazioni turistiche.
Ovviamente sono mali di cui non soffre Rieti. Anzi, scorrendo la classifica, emerge che a subire meno le conseguenze di un massiccio afflusso turistico sono proprio Benevento, all’ultimo posto, e Rieti al penultimo. In queste destinazioni, collocate nel livello “Molto-Basso”, il sovraffollamento turistico è minimo, con impatti limitati su infrastrutture e residenti. Si passa così dai 64 turisti per abitante a Bolzano a meno di uno a Rieti.
Le singole voci sono molto istruttive, anche in relazione alle realtà più vicine sia in senso geografico che dimensionale. Come detto, Rieti è 106^ e penultima tra le province italiane con un valore ICST di 90,84. Roma, undicesima, registra un ICST pari a 107, 88. Ascoli Piceno si piazza al 34° posto con 100,48, mentre Terni al 73° con 95,55 e L’Aquila al 94° con 93,87.
Con riguardo alle altre province del Lazio, Viterbo è 85^ con 94,48, Latina 87^ con 94,38 e Frosinone 97^ con 93,61.
Scendendo più nel dettaglio, si comprende meglio la dinamica locale. La densità turistica misura ad esempio il rapporto tra presenze turistiche ed estensione territoriale. A Rieti il dato racconta di 52 turisti per chilometro quadrato, contro i 5.966 di Roma, i 709 di Latina, i 372 di Viterbo, i 266 di Frosinone e, fuori regione, i 389 di Terni e i 198 de L’Aquila.
Quanto alla densità ricettiva, cioè il rapporto tra posti letto ed estensione territoriale, i posti letto per chilometro quadrato a Rieti sono appena 2,6. A Roma 60,3, a Latina 22,2, a Viterbo 9,2, a Frosinone 5,9, a Terni 6,7 e a L’Aquila 4,7.
Infine, alla voce intensità turistica, che misura il rapporto tra presenze turistiche e popolazione residente, Rieti registra 0,96, vale a dire meno di un turista per abitante (Roma 7,56, Viterbo 4,36, Latina 2,82, Frosinone 1,86, Terni 3,83 e L’Aquila 3,49).
In questo quadro si devono dunque inserire le valutazioni sull’effettivo successo delle iniziative promozionali messe in campo durante i mesi estivi, prese nel loro insieme a prescindere dalle punte di eccellenza raggiunte da singole manifestazioni.
I numeri purtroppo sono spietati e danno conto di una realtà piuttosto deficitaria del settore turismo nel Reatino, dove non è difficile fare il tutto esaurito in termini di ricettività alberghiera, quando l’offerta rimane così bassa. Questo al di là del pregio intrinseco e del valore aggiunto apportato da eventi di assoluta importanza che contribuiscono in maniera determinante all’innalzamento della qualità reputazionale del territorio, impattando molto positivamente anche in termini concreti di ritorno economico.
02-06-2024